Salve miei cari readers e benvenuti! Benvenuti nella nuova, piccola rubrica #folkloreneilibri, in cui vedremo insieme come alcune creature magiche e folkloristiche vengono rappresentate (e a volte riadattate) nel mondo fantasy in cui ci piace tanto immergerci.
Il primo di questi nostri appuntamenti vedrà il miscuglio e l’intreccio di L’orso e l’usignolo (Fanucci Editore) e Follettiana (ABEditore).

Questo perché in L’orso e l’usignolo – e chi l’ha letto, lo sa – troviamo tante e differenti piccole figure del folklore russo che accompagnano Vasilisa, detta Vasja, nella sua crescita e nel suo cammino. Avendo letto e apprezzato particolarmente questo primo libro di un’interessante trilogia, è stata una bella sorpresa trovare poi, in Follettiana, figure che ne ricordavano alcuni passaggi.

In particolare, oggi ci concentriamo sulla figura che nel folklore russo viene definito domovoj, il guardiano del focolare domestico, lo spirito della casa che più volte viene nutrito e protetto da Vasja e odiato, invece, dalla matrigna Anna per le sue sembianze “demoniache”.
I domovoj (o domoviye; il loro nome viene dalla radice “dom”, casa) appartengono ad una famiglia elfica importante. Conosciuti in tutto il territorio slavo e in molti paesi dell’Est europeo, i domovoj sono elfi domestici che vivono a stretto contatto con gli umani e con le loro case, aiutando volentieri a sbrigare i lavori domestici. Non chiedono nulla in cambio, solo cibo e ospitalità, e sono anche molto bravi a presagire incendi o calamità naturali.

La cosa bella dei racconti folkloristici è che ogni tradizione – irlandese, inglese, russa o quale che sia – per quanto diversa, finisca per condividere racconti e storie. Storie in cui queste creature così particolari assumono nomi, a volte anche caratteristiche e sembianze, un po’ diversi, ma che alla fine sono tutte un’unica e stessa voce narrante, portata a noi dalla magia senza eguali del tempo, della storia. Per esempio, gli slavi chiamano i domovoj “nonni” o “padroni di casa” piuttosto che col loro nome vero e proprio.
In Follettiana troviamo una favola chiamata “Il brownie di Valferne” che ruota attorno al racconto di un essere grottesco e temuto dai cittadini di un piccolo paesello, ma che nella favola in questione si mostra in realtà come un’anima cortese e sensibile. In particolare, sarebbe definito come
Uno strano, amabile e gentile essere dall’aspetto irsuto, metà uomo e metà bestia, che si dice aiuti l’uomo nei suoi lavori di fatica per emendarsi dai peccati.
IL BROWNIE DI VALFERNE – FOLLETTIANA

Secondo il folklore anglosassone, questa creatura appartiene alla razza dei folletti, e secondo quello germanico vive in sintonia con gli uomini nelle loro case, dove si occupa di alcune faccende domestiche in cambio di regali o cibo (sarebbe anche un grande amante del miele, pensate!).
Vi sembra familiare? Sembra proprio il nostro caro domovoj de L’orso e l’usignolo.
Di tradizione in tradizione le caratteristiche fisiche sembrano cambiare, ma la sua storia resta ancorata all’uomo e alla sua dimora, ad un’utilità benefica svolta in comunione con la sua esistenza. È interessante vedere come fiabe, racconti e storie narrate spesso vicino ad un camino arrivino a noi, nonostante alcune differenze di interpretazione, sotto forma di storie fantasiose che pongono i propri cardini su immaginazioni e creatività antiche. Ed è bello trovare ulteriore fascino in libri che ci hanno meravigliato sin da subito.
Potreste non essere d’accordo con me, o forse sì, ma potremmo allora asserire che certe storie non smettono mai di avere fascino, e che non importa quanto tempo passerà, troveranno comunque il modo di arrivare a noi.

E voi? Conoscevate già queste creature così tenere, pacifiche e servizievoli? In quale libro le avete incontrate? Fatemelo sapere nei commenti, vi aspetto!
Per ulteriori chiacchiericci, mi trovate su IG: @sassenachthereader