“La bambina camminava con il mento alto, come se sfidasse la desolazione che li fronteggiava; Josh pensò che sembrava una piccola regina di un reame che le era stato rubato, una figura tragica e determinata”.

Signing, fan art, and updates on upcoming releases – Robert McCammon

Questa è una storia di orrori. È una storia di sopravvivenza, di realtà distopiche che potrebbero essere vicine a noi più di quanto immaginiamo, è una storia di bene e male portata avanti dall’essere umano.

TRAMA: In una terra desolata nata dalla rabbia e dalla paura, popolata da creature mostruose ed eserciti predoni, gli ultimi sopravvissuti della terra sono stati trascinati nella battaglia finale tra il bene e il male, che deciderà il destino dell’umanità: Sister Creep, che scopre uno strano e mutante artefatto di vetro nelle strade distrutte di Manhattan; Joshua Hutchins, il wrestler professionista che si rifugia dalle radiazioni nucleari in una stazione di servizio del Nebraska; e Swan, una giovane ragazza dotata di poteri speciali, che viaggia insieme a Josh fino a una città del Missouri dove la guarigione e il recupero possono realizzarsi grazie al dono di Swan: con il suo canto è infatti in grado di far tornare in vita la terra, di far crescere le piante e di percepire il dolore e la gioia di tutte le creature viventi. Ma, l’antica forza che si nasconde dietro la devastazione della terra, sta setacciando i sopravvissuti. È in cerca di reclute per il suo implacabile esercito, a cominciare dalla stessa Swan.

Il canto di Swan è un titolo un po’ fuori dalla mia comfort zone. Si tratta di un distopico dallo scenario post apocalittico, parte che mi aveva particolarmente attratta, ma con delle tinte un po’ orrorifiche. Non fraintendetemi, non si parla affatto di fantasmi o case infestate, ma di quel genere di orrori talmente vicini alla realtà che riescono a prenderti per lo stomaco. E ammetto che, durante la lettura di questo libro, difficilmente non ho provato orrore per determinate situazioni e scene descritte.

Dalla scrittura fortemente evocativa e descrittiva, Il canto di Swan potrebbe tessere le tele dei vostri nuovi incubi, esattamente com’è successo con me. Allo stesso tempo però finirà per appassionarvi talmente tanto da non permettervi di pensare di mettere il libro da parte per qualcosa di più spensierato. È una storia talmente viva e travolgente che vi soggiogherà lentamente, come il canto di una sirena.

È qui, in queste prime pagine, che impariamo a conoscere Josh, Sorella Creep, Swan e Roland Croninger. Loro saranno i tasselli fondamentali della nostra storia, coloro che porteranno avanti il puzzle.

Josh, un pugile definito inizialmente come Black Frankestein, per la sua mole enorme e per la sua forza quasi incontrastata; Sorella Creep, una vagabonda senzatetto di New York con un passato triste alle spalle, talmente tanto da portarla alla follia; Swan, una dolce bambina bionda dagli occhi azzurri con una strana e interessante affinità con la natura; infine, Roland, un ragazzino un po’ strano che ha dedicato troppo tempo alle letture del ciclo Arturiano e che crede di essere destinato ad essere un cavaliere del re.

Tutte queste nozioni vi sembreranno a tratti strane, filamenti sconclusionati, ma non lo sono. Ogni cosa sarà importante, fondamentale, per comprendere prima di tutto la natura che si cela dietro ogni personaggio… e dietro ciò che ognuno di loro diventerà nel corso del tempo. Dietro – e accanto – le loro figure troveremo un personaggio oscuro e maligno, una figura che cambia le proprie sembianze per passare inosservato e porre il seme del male in ogni scenario. Qualcuno potrebbe definirlo Il Diavolo.

Subterranean Press Swan Song

Ciò che darà inizio alla storia de Il canto di Swan sarà un evento catastrofico: sul territorio statunitense si abbattono una serie di bombe nucleari che distruggono totalmente il Paese. Non c’è più nulla, è tutto distrutto, e così la desolazione e la scelleratezza umana prendono il sopravvento su un mondo in frantumi. Ogni personaggio si troverà in situazioni critiche e sarà costretto a compiere scelte piuttosto difficili per sopravvivere, in primis per tirarsi fuori dagli edifici in cui in un primo momento rimarrà intrappolato. Una volta uscito da qui, però… sarà da questo punto in poi che inizierà la vera essenza della storia. Usciti dai loro momentanei rifugi di sopravvivenza – un po’ salvezza, un po’ prigione – diverranno persone nuove.

Esposti alle radiazioni, dovranno prima confrontarsi con un cambiamento più visibile e d’impatto, quello che riguarda la propria fisicità. Il modo in cui lo faranno, il modo in cui accetteranno o meno la cosa, ma anche le modalità con cui cercheranno di sopravvivere, porterà successivamente ad un cambiamento più estremo, interno, che colpisce l’anima e la definisce. Essenzialmente, “sei le tue azioni, sei ciò che fai” sarà un po’ il mantra di questa storia.

“Mi ha fatto pensare alla sabbia” gli disse Sorella. “Che la sabbia è quasi la cosa più inutile del mondo, eppure guarda cosa può diventare nelle man giuste”. Fece scorrere le dita sulla superficie vellutata del vetro. “Anche la cosa più inutile del mondo può essere bella” disse. “Ci vuole solo il tocco giusto. Ma vedere questa cosa così bella e tenerla in mano mi ha fatto pensare che nemmeno io ero così inutile. Mi ha fatto venire voglia di muovere il culo e vivere. Ero pazza, ma dopo aver trovato questo… non ero più così pazza. Forse parte di me lo è ancora, non lo so. Ma voglio credere che tutta la bellezza nel mondo non è ancora morta. Voglio credere che la bellezza può essere salvata”.

Chi mi ha seguita durante la lunga e tortuosa lettura di questo volume lo sa, non è stata una lettura semplice, e questo perché McCammon si prende tutto il suo tempo per descrivere il background di ogni personaggio presente nella storia. Le prime 200 pagine circa saranno le più lente (o almeno è stato così per me), vi sembrerà di non andare a parare da nessuna parte, ma… aspettate. Perché capirete presto che quelle 200 pagine sono certosine e necessarie. Descrivono tutto ciò che vi servirà sapere dei nostri eroi e maligni. Sarò sincera: non sapendo tutto ciò, ho abbandonato Il canto di Swan ben due volte, ma per principio odio abbandonare le storie prima di averle vissute in toto. La terza è stata la volta decisiva, e ringrazio di aver preso questa decisione perché mi ha permesso di scoprire una storia veramente profonda, che mi tormentava e mi soggiogava al tempo stesso.

Gli orrori dell’umanità che vivrete in questo libro sono gli orrori che vi perseguiteranno. Allo stesso tempo, questi orrori saranno affiancati dalla speranza che diversi protagonisti continuano ad avere nonostante tutto. Vi sembrerà di far parte delle loro storie e inevitabilmente vi ritroverete a racchiudere quella stessa speranza in voi stessi. Questo, probabilmente, è il lascito più grande di questo libro: abbiate speranza, lasciate che la luce dentro ciascuno di voi non si affievolisca mai, e siate fiduciosi. Credete. Non importa in cosa, ma credete. Credete che ci sarà un futuro migliore, un mondo migliore. Probabilmente di questi tempi abbiamo davvero bisogno di un messaggio del genere, e per la prima volta un libro mi ha portata a crederci per davvero e a ripensarci più volte.

Il canto di Swan non è un libro semplice e non è per i deboli di stomaco, ma è una storia che merita di essere letta, perché se leggete fra le righe vi potrà dare tantissimo. La scrittura è semplice, scorre velocemente, evoca ogni paesaggio distrutto e ogni brutalità, talmente tanto che vi sembrerà di aver appena visto una serie-TV.

Non vi dirò altro sulla storia de Il canto di Swan, non voglio spoilerarvi ciò che sarà il viaggio che faremo insieme ai nostri personaggi. Spero, in ogni caso, di avervi intrigato e che darete una possibilità a questo libro. Se così sarà, fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate. E arrivate a fine libro, non fermatevi mai.  


Ringrazio infinitamente Fanucci Editore per avermi omaggiata con una copia di questo bel mattoncino e avermi permesso di scoprire così tanto.

E un grazie a voi per essere arrivati fin qui. Vi aspetto sul mio canale Instagram! 🙂

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