Tre linee temporali: passato, presente, futuro. Tre punti di vista. Tre storie.

La trama di Protocollo Uchronia è ingarbugliata e non molto semplice da avvicinare, richiede pazienza al lettore prima che si possa entrare nelle dinamiche effettive della storia ma, nonostante i tre diversi scenari e le tre differenti visioni, la mente viaggia e riesce a collegare i pezzi, anche quelli non esplicitati.

Protocollo Uchronia è un libro profondo, porta a riflettere sul concetto di “essere” e di come mutevole sia la sua forma, così come la storia, le società, le idee. Più che azione, troverete riflessione sulle tecnologie, sulle possibilità che ci offrono e su quelle che siamo pronti a cogliere per rendere concreto un mondo idealmente migliore. Fin dove possiamo spingerci? Fin dove rimaniamo noi stessi, anche al mutare della nostra essenza o del nostro corpo? Qual è il limite invalicabile? E’ solo la nostra moralità a porre un limite? Anima e corpo sono strettamente connessi o la prima può vivere anche senza il secondo? Possiamo cambiare la storia per godere di un mondo effettivamente migliore?

Tanti quesiti e poche risposte, ma sicuramente avrete capito che i temi qui trattati sono piuttosto delicati.

Ho apprezzato molto la costruzione della storia, scissa su tre linee differenti ma che comunicano tra loro perfettamente, raccontandoti anche negli spazi vuoti ciò che è stato. Chi ha giocato ad Assassin’s Creed sorriderà, perché i salti temporali, come avvengono e come vengono descritti, rimandano tantissimo al famoso videogioco, che credo sia stato di forte ispirazione per il libro. E così come Ezio Auditore saltava nel suo Animus per vivere epoche lontane, noi ci immergiamo tra le pagine di Protocollo Uchronia, per vivere in primis l’epoca romana, seguita poi da una contemporaneità vista dagli occhi di una madre in cerca di una “soluzione” per il figlio tetraplegico e, infine, un futuro governato da dati ed essenze. Questa è la parte che mi più mi ha affascinato, perché tutto viaggiava nella mia mente con una chiara immagine, quasi come se io stessa fossi un personaggio del libro che salta di linea temporale in linea temporale, con un casco sulla testa, osservando.

Devo dire che ha giocato molto positivamente la semplicità della scrittura, che ha sicuramente reso il libro scorrevole. Non sono riuscita però a empatizzare particolarmente con i personaggi, non sviluppando un grande attaccamento alle loro vicende. Ho avuto più interesse per le idee, per le soluzioni auspicate, perché mi è sembrato il vero cuore del libro. In ogni caso, consiglio la lettura agli appassionati di fantascienza e nuove tecnologie, a chiunque cerchi un libro capace di spingerli a riflettere su concetti importanti e, ovviamente, a chi ha avuto il piacere di nerdare con Assassin’s Creed (soprattutto i primi 3): quest’ultimi credo che apprezzeranno davvero tanto la lettura.


Un grazie a Lumien per avermi fornito una copia del libro e avermi permesso di entrare nel mondo di Nikolas, grazie grazie grazie!

/ 5
Grazie per aver votato!