“Alla prima tazza di tè, siamo due estranei. Alla seconda tazza di tè, sei mio gradito ospite. Alla terza tazza di tè, siamo una famiglia”.

Buongiorno gentili lettori! Oggi è giorno di pubblicazioni importanti in casa Oscar Vault Mondadori: correte in libreria, perché ad aspettarvi tra gli scaffali troverete il nuovo e attesissimo libro di Klune, “Sotto la porta dei sussurri”, fresco fresco di stampa! Per cui, quale migliore occasione per parlarvi di questo titolo?

Un grazie a @letture_in_salotto per aver organizzato il Review Party a cui ho partecipato e che mi ha permesso di leggere in anteprima Sotto la porta dei sussurri, e grazie anche alle mie compagne di letture, ovvero @multiversi.letterari, @boogiebookie, @secrettwoods, @bookswithoutdust. Vi invito a spulciare i loro profili e a leggere le loro recensioni riguardo a questo libro, sicuramente vi permetterà di avere un quadro ben preciso di ciò che è Sotto la porta dei sussurri. Ma siete pronti? Parliamo del libro.

sotto la porta dei sussurri

Gentile. Se c’è un modo per descrivere questo libro, è proprio attraverso questa parola: gentilezza. Sotto la porta dei sussurri è un libro che esprime purezza, nobiltà d’animo e calore, con un delizioso profumo di tè speziati e biscotti appena sfornati. La sensazione che ne consegue è quella di sentirsi un po’ a casa, nella propria comfort zone.

Non ho letto La casa sul mare celeste, ma credo che queste vibes molto cozy siano proprio una peculiarità di Klune, da ritrovare non solo nella trama o nei personaggi, ma soprattutto nella sua scrittura semplice ed evocativa. Partiamo però dal principio, ovvero dalla trama.

­­Conosciamo Wallace nei suoi ultimi momenti di vita. Wallace non è buono, non è gentile, non è particolarmente cordiale. È una persona devota al lavoro e alla continua ricerca della perfezione in ambito professionale, tanto da tormentare i suoi sottoposti. Succede che da un momento all’altro però il cuore di Wallace smette di funzionare, e qualche ora dopo Wallace si ritrova ad assistere al suo stesso funerale, dove incontra Mei, il suo mietitore.

Mei è il primo atto di consapevolezza della morte di Wallace, seppur quest’ultimo sia in totale stato di negazione per buona parte dell’inizio del libro. Mei ha il compito di portare Wallace direttamente da Hugo, colui che cercherà di aiutare Wallace ad “attraversare”, ad andare verso ciò che c’è dopo la morte. Ciò porta Wallace al Passaggio di Caronte, una sorte di stazione di sosta per i neo-defunti, camuffata da sala da tè e con un aspetto piuttosto bizzarro. Quella del Passaggio di Caronte è quindi una parentesi momentanea in cui prendere coscienza dell’esistenza che è appena cessata e di ciò che potrebbe esserci successivamente. Per molti la morte è il momento finale e definitivo della vita, ma ciò che il Passaggio di Caronte e i suoi simpaticissimi ospiti insegnano a Wallace è che, in realtà, la fine prevede un nuovo inizio.

Leggendo questo libro vi renderete conto che l’inizio della storia non è davvero il punto di conclusione, ma solo un rinnovato punto di partenza. La morte di Wallace sarà l’inizio di un’esperienza che darà vita ad un caleidoscopio di emozioni a lungo sopite.

“Il senno di poi è una cosa potente, Wallace”.

Sotto la porta dei sussurri parla principalmente di riscatto personale, ma non solo. Parla di vita e di morte, due personaggi impliciti e silenziosi che ci accompagneranno per tutta la storia e che impareremo a guardare con occhi differenti. Accanto a loro, troveremo diverse sfumature che vita e morte implicano, tra cui le possibilità e i sogni: quelli che avevamo, quelli che abbiamo perso e quelli che potremmo ancora avere e realizzare.

“Non sempre vediamo ciò che abbiamo davanti agli occhi, tanto meno riusciamo ad apprezzarlo. Solo guardandoci indietro scopriamo quello che avremmo dovuto sapere fin dall’inizio”.

Si tratta di seconde chance e di prontezza nel saperle riconoscere e cogliere. Si tratta di comprendere a pieno il valore di ciò che si ha e di ciò che si è fatto. E si tratta di vedere nella fine qualcosa di lieto e non spaventoso.

Questo libro è un po’ una terapia, è quasi come se Klune volesse preparare noi, attraverso Wallace, a quel momento ultimo della nostra vita. Il messaggio è chiaro: non aver paura, non temere quel mostro nero che sembra essere la morte. Piuttosto, sii grato di ciò che hai e vivi una vita degna di essere vissuta. Questi messaggi ci arrivano e ci travolgono in più momenti e sotto diverse vesti, ma arrivano e hanno un effetto calmante e rilassante, come di un infuso caldo e distensivo.

sotto la porta dei sussurri
Il Passaggio di Caronte

Inoltre, l’ambientazione principale del libro, che è proprio il Passaggio di Caronte, è davvero davvero carina. Leggere questo libro è un po’ come sentirsi a casa. In realtà, tutto profuma e sa di casa in Sotto la porta dei sussurri.

“Credo che sarebbe bello se venissi qui. Se potessi rimanere. Berremmo il tè e parleremmo, e un bel giorno ti direi che ti amo. Che non riesco a immaginare la mia vita senza di te. Che tu mi fai desiderare più di quanto pensassi di poter avere. Che bel sogno”.

hugo e wallace di sotto la porta dei sussurri
Hugo e Wallace

Ma passiamo ai personaggi. Nel corso della storia impareremo a conoscere bene Wallace, in principio come una persona senza scrupoli e fredda, ma che in seguito saprà stupirci. Accanto a lui avremo l’esuberante e frizzantina Mei, in cui personalmente mi sono rivista molto per il suo carattere così solare. Abbiamo poi Nelson, un vecchio fantasma e nonno di Hugo che saprà rubarvi più di un sorriso con le sue battutacce e i suoi scherzetti. Segue Apollo, un cane-fantasma sempre allegro e pronto a venire in soccorso dei nostri personaggi principali.

mei, apollo e nelson di sotto la porta dei sussurri
Mei, Apollo e Nelson

Infine, Hugo, colui che aiuta i fantasmi ad andare oltre… un personaggio con un’empatia e una sensibilità estrema, un grande orso buono che vorremmo tutti come amico nei momenti bui. Lasciatemi dire che i personaggi sono tutti ben costruiti. In particolare ho adorato la dinamica tra Wallace e Nelson, qualcosa che mi ha fatto sorridere non poco e che più ho adorato leggere. Tra loro c’è comprensione, quel genere di comprensione che nasce tra due persone che hanno vissuto la stessa strana esperienza, ma c’è anche ironia, amicizia, crescita reciproca.

La pecca del libro, secondo me, sta altrove. Prima di tutto in Wallace stesso: assistiamo ad un cambiamento radicale della sua persona nel passaggio da vita a morte. Nel giro di due mesi non abbiamo più a che fare con un protagonista freddo, cinico e calcolatore, ma con il suo esatto opposto. Un cambiamento così netto è, secondo me, eccessivo. Altra pecca sta nel rapporto tra Wallace e Hugo, perché la dinamica tra i due sembra nascere in maniera troppo frettolosa e scontata, con dialoghi e situazioni piuttosto prevedibili. Sin dall’inizio sappiamo dove va a parare la storia e c’è ben poco di inaspettato, ma questa cosa appare in maniera ancora più lampante quando si guarda alla relazione tra i due. Non è qualcosa che ha a che fare con il loro orientamento sessuale, non fraintendetemi, è solo questione di costruzione di legami e tempistiche necessarie per farlo. Tutto ciò che avviene nella trasformazione di Wallace come persona più gentile, coraggiosa e consapevole dei propri desideri e ciò che avviene nella creazione di un legame profondo tra lui e Hugo è davvero troppo repentino e prematuro. Questa cosa purtroppo mi ha fatto storcere il naso. Seguono un percorso più coerente, per esempio, le relazioni che Wallace intrattiene con Mei e Nelson.

Nonostante queste pecche, Sotto la porta dei sussurri è un libro godibile. Leggero e a tratti ironico, è perfetto per serate di lettura tranquille e rilassanti. Anche a distanza di giorni dalla lettura, vi ritroverete a pensare a queste pagine con un sorriso sulle labbra, perché è un libro che lascia davvero dei bellissimi messaggi. Pertanto, se cercate un libro-terapia che vi faccia sorridere e rilassare e che profumi di casa e amicizia, Sotto la porta dei sussurri fa al caso vostro.

Spero che la mia opinione vi sia d’aiuto nel valutare la lettura. Vi saluto con una delle citazioni che più ho apprezzato del libro e che porterò sempre con me:

“Alla prima tazza di tè, siamo due estranei. Alla seconda tazza di tè, sei mio gradito ospite. Alla terza tazza di tè, siamo una famiglia. È un detto tibetano e mi sta molto a cuore perché credo ci sia qualcosa di speciale nella condivisione del tè. Me l’ha insegnato il nonno. Diceva sempre che bere il tè insieme a qualcuno è un gesto intimo e profondo. I diversi sapori si mescolano, l’aroma si intensifica. È una cosa piccola, ma quando beviamo, siamo insieme.”

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