Recensire “Il cielo di Pietra” richiede di scavare in profondità per cogliere appieno la ricchezza e la complessità di questo romanzo, ed è forse questo il motivo per cui ho atteso così tanto per recensire questo libro.

“Il cielo di Pietra” è il terzo libro della trilogia “La Terra spezzata” e rappresenta il culmine di una storia epica, che offre al lettore una conclusione avvincente e, come al solito, inaspettata… persino dolorosa.

La storia viene ripresa là dove il secondo libro, Il portale degli obelischi, si era interrotto: il mondo è sconvolto da catastrofi naturali, ribellioni e guerre, mentre i personaggi principali cercano di affrontare situazioni scomode e, in generale, il proprio fato spesso funesto. La trama si sviluppa attraverso diverse linee narrative, ma questa volta a intrecciare i propri cammini sono Essun, Nassun e… Schaffa. Incredibile, vero? Lo so. Già solo questo porta il lettore a sgranare gli occhi all’inizio del libro.

Piccolo riassunto: Essun, la protagonista, è una “orogena” molto potente, una persona in grado di controllare e manipolare l’energia geotermica del pianeta, così come Nassun, dotata però di poteri ancora più sorprendenti. Schaffa è invece un guardiano un po’… “corrotto”, per così dire. Sicuramente non il solito Schaffa dei due libri precedenti. Diciamo solo che vi saprà sorprendere.

La trama segue i viaggi e le sfide di questi personaggi in luoghi diversi, ognuno con i propri obiettivi e conflitti. Essun si impegna a cercare sua figlia, spinta dal desiderio di proteggerla e insegnarle a controllare i suoi poteri. Nassun, d’altra parte, è determinata a trovare un modo per porre fine al dolore e alla sofferenza del mondo, anche se ciò significa compiere azioni controverse. Nel frattempo, Schaffa si trova a dover fare delle scelte difficili tra la fedeltà alla sua organizzazione e un improvviso, inaspettato amore per i suoi nuovi allievi, tra cui la stessa Nassun.

“Il cielo di Pietra”, così come i due libri precedenti della saga, sa come distinguersi e come colpire a fondo nel cuore del lettore, con la sua trama complessa ma perfettamente strutturata. Jemisin intreccia con abilità diverse linee narrative, spostandosi tra personaggi e luoghi in modo fluido e coinvolgente, e questo approccio multi-prospettico permette al lettore di avere una visione completa e approfondita degli eventi che si sviluppano. I colpi di scena abbondano, mantenendo alta l’attenzione e creando una suspense che spinge a divorare le pagine una dopo l’altra.

Come detto in precedenza però questo libro è il culmine di tutto, dunque ogni personaggio, ogni evento e ogni dettaglio ha un significato ben preciso e contribuisce alla costruzione di un mosaico ricco e coinvolgente.

Vengono approfonditi ulteriormente i temi che hanno caratterizzato l’intera trilogia: il potere, la discriminazione, la giustizia e la lotta per la libertà. Attraverso i suoi personaggi, Jemisin invita a riflettere sulle ingiustizie della società, sulle dinamiche di potere e sulle conseguenze delle nostre azioni, ma lo fa senza mai essere didascalica o moralistica, bensì attraverso una trama avvincente che tiene il lettore con il fiato sospeso.

Jemisin, dimostra ancora una volta di essere una maestra nell’arte della narrazione. Con la sua prosa elegante e coinvolgente, riesce a dipingere un universo complesso e affascinante, ricco di magia, intrighi e profonda umanità.

I luoghi descritti sono così ben delineati che sembra di poterli toccare con mano, mentre le situazioni e gli eventi si susseguono in modo fluido e avvincente. Resta, però, nei personaggi la vera forza di questo romanzo. Ognuno di essi è un individuo complesso, con le proprie paure, speranze e desideri. Dolorosamente, meravigliosamente grigio.

La trilogia della Terra Spezzata è una storia che rimane con il lettore anche dopo aver chiuso il libro, un’opera di fantasia che riesce a toccare corde profonde e ad emozionare in modo autentico. Ancora oggi, percepisco le lacrime amare che mi hanno appannato la vista alla fine di questo viaggio così turbolento e polveroso.

Nonostante questo, posso dirvi che la conclusione di “Il cielo di Pietra” è appagante e soddisfacente, nonostante sia confusionaria e non del tutto immediata… un po’ come tutta la trilogia, del resto. L’autrice riesce a legare tutti i fili della trama proposti sin dal primo libro, e lo fa in modo brillante, rispondendo alle domande sollevate e offrendo un finale che offre speranza e apre nuove possibilità, pur avendo un certo retrogusto amaro.

Non è un libro che offre risposte facili, ma stimola il pensiero critico e invita alla riflessione.

Personalmente credo che il primo libro della trilogia brilli per originalità, poiché il primo approccio all’inaspettata penna della Jemisin. E’ difficile scegliere un favorito tra i tre, perché la trama si srotola soprattutto tra il secondo e il terzo libro. Sicuramente, il terzo libro vince il premio per essere il più enigmatico di tutti, nonostante contenga al suo interno tantissime risposte agli interrogativi che ci ha posto la Jemisin.

In ogni caso, questa trilogia distopica è un davvero un diamante e merita l’essere diventata una delle trilogie più belle mai lette! Non pensate anche voi?

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